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Analisi del 2014

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I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.

Ecco un estratto:

Un “cable car” di San Francisco contiene 60 passeggeri. Questo blog è stato visto circa 3.100 volte nel 2014. Se fosse un cable car, ci vorrebbero circa 52 viaggi per trasportare altrettante persone.

Grazie di tutto ❤️

BIOLOGIA: Introduzione

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COS’E’ LA BIOLOGIA?

La biologia è l’insieme delle  scienze che studiano gli esseri viventi e la natura, infatti è composta da:

  • Chimica → studio dell’atomo e degli elementi [giallo]
  • Istologia → studio della cellula [oro]
  • Anatomia → studio delle parti macro-microscopiche che compongono il corpo umano [arancione]
  • Ecologia → studio della popolazione e delle comunità [rosso]

BIOLOGIA

Relazione di Laboratorio – identificazione degli zuccheri – esperimento fehling A-B

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  campioni 2 Relazione LABORATORIO
Identificazione degli zuccheri contenuti negli alimentifeahling
MATERIALI
Vari campioni di alimenti ~ una fiamma ~ provetta ~ pinza da laboratorio ~ reagenti (fehling A-azzurro- e B-bianco) ~ spatola ~ spruzzetta con acqua distillata ~ pipette pulite(2)

INTRODUZIONE
L’esperimento consiste nel trovare gli zuccheri riducenti nei campioni di alimenti. Per tale esperimento usiamo due reagenti chimici, chiamati fehling A (composta da solfato di rame, di colore azzurro) e fehling B (composta da tartrato di sodio/potassio e idrossido di sodio, si presenta incolore), essi reagiscono con alcuni gruppi funzionali contenuti negli zuccheri degli alimenti e creano una variazione di colore. Se il contenuto della provetta cambia di colore, allora all’interno vi sono zuccheri riducenti. Se la concentrazione di zuccheri è bassa la variazione di colore è tra il blu e il verde, se invece la concentrazione è alta la variazione assume una sfumatura dal giallo al rosso/marrone.
Gli zuccheri riducenti hanno la capacità di ridurre una molecola ossidata, all’interno della loro formula hanno il gruppo funzionale COH (gruppo aldeidico).reazione
Come campione di alimenti utilizziamo:
·~· Glucosio
·~· Saccarosio (zucchero da cucina)
·~· Fruttosio
·~· Maltosio
·~· Succo di ananas
·~· Latte (contenente lattosio)
·~· Cipolla

PROCEDIMENTO
Prendere una provetta vuota e pulita, inserirvi (aiutandosi con la spatola) un campione di alimento e (se non è liquido) inserire dell’acqua distillata con la spruzzetta per sciogliere il campione. Mischiare il contenuto della provetta. Aiutandosi com una pipetta PULITA, inserire una quantità il fehling B, cambiare pipetta e inserire la stessa quantità di fehling A. Mischiare la provetta. Si nota che nella provetta il liquido diventa azzurro/blu. La reazione, perché avvenga, ha bisogno di calore. Accendiamo il bulsen ad alcol e vi poniamo sopra la provetta sostenuta dalla pinza. Si nota una cambiamento di colore del liquido della provetta. Questo procedimento è uguale per tutti i campioni alimentari.

schema

Conclusione e commento
Grazie a questo esperimento abbiamo scoperto gli zuccheri riducenti contenuti negli alimenti di tutti i giorni, anche dove non crediamo (ad esempio nella cipolla). L’utilizzo del fehling A e B è indispensabile per evidenziare la presenza (o meno) di zuccheri riducenti. Come ultimo esperimento abbiamo aggiunto dell’acido cloridrico nel saccarosio, grazie ad esso abbiamo separato i due glucidi monosaccaridi contenuti nel saccarosio(glucosio e fruttosio), così da trasformarlo in zucchero riducente.

campioni 1

Schema capitolo 38 – PROMESSI SPOSI ~ CAPITOLO FINALE ~

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ALESSANDRO MANZONI
PROMESSI SPOSI
SCHEDA CAPITOLO n°38

TEMPO
(analizza il rapporto tra tempo della storia e tempo del racconto; quando si svolge la vicenda? Quanto tempo dedica l’autore allo svolgimento della vicenda).

La vicenda si svolge verso la fine di ottobre dell’anno 1630 ~ autunno 1631 e oltre

SPAZIO
(indica il/i luogo/ghi in cui si svolge la vicenda. ):

Le vicende narrate in questo capitolo hanno come sfondo il paesello di Renzo e Lucia, l’ex palazzotto di Don Rodrigo, un paesino vicino a Bergamo e Bergamo.

Presenza di descrizioni: (ci sono descrizioni di luoghi specifici: SI – NO? Quante? Descrizione 1,2,3 . Riassumile per iscritto e indicale sul testo)

PERSONAGGI

Indica, in forma di elenco, i personaggi che compaiono (sia quelli che compaiono per la prima volta, sia quelli che si ripresentano.

Renzo
Lucia
Agnese
La vedova
Il marchese
Don Abbondio
Bortolo
I figli di Renzo e Lucia
~azzecca-garbugli~ muore
~Fra Cristoforo~ muore
~la perpetua~ muore
~Don Rodrigo~ muore

b) Descrivi i personaggi – anche quelli minori se l’autore li caratterizza anche solo brevemente. (ricorda le forme della caratterizzazione: fisica, fisiognomica, psicologica, sociale, culturale/ideologica; caratterizzazione attraverso il nome, attraverso un simbolo o l’ambiente)

Il marchese: dopo la morte di Don Rodrigo, nel suo palazzotto si è situato un marchese. Il marchese viene definito come un uomo tra la virilità e la vecchiezza, egli era una persona aperta, cortese, placida, umile, dignitosa, e qualcosa che indicava una mestizia rassegnata. Decide di donare(Sotto raccomandazione di Don Abbondio) una ragionevole offerta per comprare le case di Renzo e Lucia, così che loro possano uscire dalla città.
I figli di Renzo e Lucia: la prima nascitura, maria in onore alla madonna, è seguita da numerosi altri fratellini. Agnese diventa la balia dei bambini e, per quanto fossero biricchini, prova per loro un grande amore.

c) Descrivi i personaggi che si ripresentano solo se l’autore fornisce ulteriori tratti caratterizzanti che contribuiscono ad inquadrare più precisamente il personaggio.

Renzo: si conclude finalmente il lungo romanzo di formazione di Renzo, infatti nel finale del capitolo Renzo elenca tutte le lezioni che ha imparato durante tutta la storia. ~ quando il giovane Renzo raggiunge il nuovo paese si trova a disagio perché in molti considerano Lucia non all’altezza delle voci che giravano, allora disgustato comincia a diventare disgustoso e a lamentarsi per qualunque cosa, finché in molti cominciarono ad annoiarsi di lui.
Bortolo: il cugino di Renzo, a Bergamo, decide di comprare (assieme al giovane) un filatoio.

FIGURE RETORICHE

Sono presenti figure retoriche tra quelle che hai studiato fino ad ora?
Indicale sul testo e riportale di seguito, ANCHE SCHEMATICAMENTE, con la relativa spiegazione.

SIMILITUDINE “come quei cavalli bisbetici..” “.. Poi le ore parevano minuti” in questa similitudine il discorso tra Renzo e Lucia viene paragonato ad un cavallo che, prima di partire, fa tante cerimonie.
CLIMAX “gran congratulazioni a Lucia, saluti ad Agnese, complimenti alla forestiera”
SIMILITUDINE “l’uomo, fin che sta in questo..” “..alla storia di prima” Manzoni paragona la situazione di ogni uomo con quella di un infermo che sta su un letto scomodo, ma che se potesse lo cambierebbe con uno che sembra più comodo. Se avvenisse lo scambio l’uomo si lamenterebbe comunque perché trova difetti anche in esso.
SIMILITUDINE “anche il bambino..” “..se ne stacca” Manzoni paragona Renzo e Lucia che escono dal loro paese come un bambino che viene abituato dalla madre a non bene dal seno, per quanto all’inizio sia difficile da accettare, alla fine si accetta la nuova situazione.

RIASSUNTO

Guarite entrambe, Lucia e la marchese fanno ritorno a casa di Lucia, dove la giovane pio finalmente abbracciare la madre. Dopo i primi gioiosi festeggiamenti, Renzo parte subito a fare visita a Don Abbondio per chiedere al curato di celebrare il matrimonio, ironizzando anche sul mal di testa finto dal prete il giorno in cui si rifiutò di celebrare il rito. Don Abbondio non dice espressamente di no ma continua ancora a proporre scuse per non compiere il proprio dovere, puntando soprattutto sul mandato pendente su Renzo e sulla sconvenienza di celebrare pubbliche nozze nel territorio di Milano. Capita la situazione, il giovane fa ritorno alla casa di Lucia e racconta l’esito della missione alle donne.
Nel pomeriggio dello stesso giorno Agnese, Lucia e la mercantessa tentano nuovamente di convincere il curato a svolgere il matrimonio. L’esito sarebbe stato ancora lo stesso se Renzo prima ed il sagrestano Ambrogio poi non avessero comunicato a tutti loro che la casa di Don Rodrigo è stata occupata da un marchese parente del tiranno e molto famoso per la sua bontà. La notizia rende certa la morte di Don Rodrigo e don Abbondio, venuta meno la sua fonte di terrore, cambia completamente atteggiamento: si dichiara disponibile a celebrare il matrimonio e scherza amorevolmente con tutti sulle vicende appena vissute. Il giorno dopo il curato riceve anche una visita dallo stesso marchese e, saputo che l’uomo vuole risarcire Renzo e Lucia per i danni causati loro dal suo parente deceduto, consiglia lui di comprare a buon prezzo le case dei giovani e di attivarsi per fare annullare il mandato di cattura pendente sul ragazzo. Renzo e Lucia vengono dunque sposati da parte di don Abbondio e ricevono in dono anche l’assoluzione di Renzo ed un’altra sostanziosa donazione di denaro (la compravendita delle case avviene per mano di un dottore, non però di Azzecca-garbugli, morto di peste).
Dopo un doloroso addio a tutti gli amici ed i conoscenti, Renzo, Lucia ed Agnese lasciano infine anche il paese ed il territorio di Milano per raggiungere Bortolo nel territorio bergamasco. La vita nella loro nuova residenza non è però felicissima per Renzo: sapute le vicende dei due giovani, l’aspettativa in paese per l’arrivo di Lucia è altissima e non mancano i commenti negativi quanto tutti si accorgono che si tratta comunque di una semplice contadina. Questo renderà Renzo una persona scorbutica e disgustosa. Quando viene messo in vendita un filatoio a buon prezzo alle porte di Bergamo, il giovane non esita a comprarlo in coproprietà con il cugino ed a lasciare così anche questo paese. Aspettative per Lucia non ce ne sono più ed i due sposi possono finalmente godersi la pace del matrimonio, dando anche alla luce numerosi figli, la prima dei quali, come promesso, viene chiamata Maria.
Il romanzo termina con la celebre morale: “i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore.”

INTERPRETAZIONE PERSONALE
(indica di seguito in un testo di almeno 10 righe gli aspetti del testo che ritieni degni di rilevanza e motiva le tue affermazioni)

Questo ultimo capitolo riporta la situazione come all’inizio. Don Abbondio, per quanto inizialmente non favorevole, sposa Renzo e Lucia. Nel capitolo vi è una frase molto bella, pronunciata da Renzo nei confronti di don Abbondio, in essa il giovane si la ente dell’uso improprio che fa il curato del latino, e del modo in cui ne usufruisce per ingannare i poveri contadini. Il finale del capitolo da un messaggio importante per il lettore, che spesso i guai vengono anche senza cercarli, ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani e che quando vengono la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore.

Schema capitolo 36 – PROMESSI SPOSI

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ALESSANDRO MANZONI
PROMESSI SPOSI
SCHEDA CAPITOLO n°36

TEMPO
(analizza il rapporto tra tempo della storia e tempo del racconto; quando si svolge la vicenda? Quanto tempo dedica l’autore allo svolgimento della vicenda).

La vicenda si svolge verso la fine del mese di Agosto del 1630. Il tempo è lo stesso del 35º capitolo, infatti la sequenza continua.

SPAZIO
(indica il/i luogo/ghi in cui si svolge la vicenda. ):

La vicenda si svolge interamente negli spazi del Lazzaretto di Milano. Qui i luoghi sono divisi fra le diverse capanne della sezione femminile, specialmente quella in cui si trova Lucia

Presenza di descrizioni: (ci sono descrizioni di luoghi specifici: SI – NO? Quante? Descrizione 1,2,3 . Riassumile per iscritto e indicale sul testo)

All’inizio del capitolo vi è la descrizione della cappella del Lazzaretto, ricavata da un fabbricato presente al centro del lazzaretto. Esso era di forma ottagonale, aperta da tutti i lati, sostenuta da colonnati che formano 8 archi con sopra una cupola. Questa cappella poteva essere individuata da ogni punto del Lazzaretto.

PERSONAGGI

Indica, in forma di elenco, i personaggi che compaiono (sia quelli che compaiono per la prima volta, sia quelli che si ripresentano.

Renzo
Fra Cristoforo
Lucia
La vedova
Il predicatore(padre Felice)
Frati cappuccini

b) Descrivi i personaggi – anche quelli minori se l’autore li caratterizza anche solo brevemente. (ricorda le forme della caratterizzazione: fisica, fisiognomica, psicologica, sociale, culturale/ideologica; caratterizzazione attraverso il nome, attraverso un simbolo o l’ambiente)

Il predicatore(padre Felice): è colui che annuncia una preghiere per ti gli appestati presenti nel Lazzaretto milanese. Il suo discorso precede un corteo di tutti gli appestati, durante il quale Renzo cercherà di rintracciare Lucia.
La vedova: si tratta di una appestata. Ne si trova nella stessa capanna di Lucia! e che ha stresso un amicizia profonda con la giovane. La donna, all’incirca trentenne, era una marchese agiata la quale famiglia è morta di peste, cosa che ha portato anche lei nel Lazzaretto. Tra la giovane Lucia e la marchese vige un patto, nessuna di esse sarebbe uscita dal Lazzaretto senza l’altra, e che non si sarebbero neanche abbandonate una volta uscite. Per questa ragione Lucia si trova ancora nel Lazzaretto, per quanto sia guarita dalla peste. La vedova porterà, in seguito, Lucia al cospetto di sua madre, Agnese, così che Lucia e Renzo possano finalmente sposarsi.

c) Descrivi i personaggi che si ripresentano solo se l’autore fornisce ulteriori tratti caratterizzanti che contribuiscono ad inquadrare più precisamente il personaggio.

Fra Cristoforo: l’anziano frate è ormai stanco dalle numerose fatiche, aggravato dal male, oppresso dall’afa, cammina stentatamente, alla ricerca di un respiro più profondo. Il frate è afflitto dalla peste che lo sta divorando. Ma il desiderio più grande di Fra Cristoforo è quello di morire tra le persone bisognose di aiuto.
Lucia: la giovane protagonista ha avuto la peste, proprio come Renzo. Nel Lazzaretto ha trovato una cara amica, la vedova, la quale la consola né momento il cui Lucia è costretta a rivelare a Renzo del patto fatto alla Madonna, e di come sia obbligata a non sposarlo.

FIGURE RETORICHE

Sono presenti figure retoriche tra quelle che hai studiato fino ad ora?
Indicale sul testo e riportale di seguito, ANCHE SCHEMATICAMENTE, con la relativa spiegazione.

per carità.. Per carità
Finitela .. Finitela
Non tornate più qui .. Non tornate più qui

Nel brano sono presenti numerose anafore nei discorsi di Lucia

RIASSUNTO

Le parole di padre Cristoforo e la vista di Don Rodrigo hanno fortemente colpito l’animo di Renzo, che sente ora il suo cuore diviso tra Lucia e Rodrigo.
Il giovane si è appena avviato verso la chiesa ottagonale posta al centro del Lazzaretto, quando compare padre Felice ad uno dei suoi portici. Il religioso inizia una profonda predica che suscita il pianto in tutte le persone presenti, compreso Renzo. Il religioso prima chiede ai presenti di ringraziare Dio per sé stessi e pregare per gli altri che rimangono (chiede loro di iniziare da lì una vita di carità), infine chiede loro perdono, da parte sua e dei suoi compagni frati, per non essere riuscito a servirli a dovere. Terminata la predica, inizia la lenta processione e Renzo scruta attentamente la folla fino ad accertarsi dell’assenza di Lucia. Il giovane si avventura allora nella sezione dedicata alle donne e continua la ricerca della sua amata. Accostando per caso la testa ad una delle capanne, sente infine una voce conosciuta. Il respiro si blocca ed il giovane si sente mancare; tornano poi subito le forze e Renzo raggiunge di corsa l’ingresso dell’abitazione: è Lucia. La ragazza si era ammalata di peste ed era stata quindi condotta al Lazzaretto. Una volta guarita, aveva iniziato a prendersi cura della sua compagna di capanna, un ricca mercantessa che aveva visto morire il marito ed i figli. Fuori pericolo anche l’altra donna, le due erano diventate praticamente inseparabili ed avevano progettato di vivere insieme fintanto che Lucia non avesse avuto notizie della madre Agnese.
Renzo dichiara a Lucia di essere lì per lei, di volerla ancora in moglie. Lucia lo rimprovera invece di mancare di rispetto alla Madonna venendo lì a tentarla, ora che è quasi riuscita a dimenticarlo. Ma il voto è per il ragazzo ingiusto, perché danneggia un’altra persona, e quindi non valido (avrebbe preferito che Lucia promettesse di chiamare Maria la loro prima figlia). Renzo comunica anche a Lucia che padre Cristoforo, ormai malato di peste, si trova in quel triste ospedale per assistere i malati, le racconta l’incontro con Don Rodrigo ed utilizza le parole del religioso, un santo, per convincere la ragazza che Dio stesso li vuole uniti in matrimonio. Visto che la ragazza non vuole sentire ragioni, il ragazzo propone infine di andare a chiedere consiglio a padre Cristoforo stesso e parte subito per andare a chiamare il cappuccino ed informarlo, a questo punto, anche del voto di castità fatto dalla ragazza.
Dopo aver fatto ancora visita a Don Rodrigo, padre Cristoforo e Renzo si recano alla capanna di Lucia. Il religioso chiama in disparte la ragazza, le chiede del voto e le fa capire quindi che non era stata fatta la giusta scelta: essendosi Lucia già promessa in sposa a Renzo, con il voto di castità la giovane aveva di fatto offerto alla Madonna anche la volontà di lui, senza però averne il consenso. Padre Cristoforo ricorda poi che è nelle sue facoltà (operando la Chiesa in nome di Dio) il poter sciogliere un voto e chiede alla ragazza se è sua intenzione chiederlo. Lucia conferma subito la propria volontà ed il voto di castità viene sciolto: i due giovani sono nuovamente promessi sposi. Il religioso consiglia ai due giovani di fare tesoro delle difficoltà che hanno dovuto superare, dona loro il pane che aveva custodito dal giorno in cui aveva ottenuto il perdono dal fratello dell’uomo che aveva ucciso, rifiuta le cure offerte la Lucia dicendo che desidera soltanto che gli altri lo aiutino a ringraziare Dio per l’occasione di carità che gli ha fornito, ed infine si allontana con Renzo. Nonostante sia già buio e la burrasca stia per cominciare, il promesso sposo saluta padre Cristoforo e il Lazzaretto per riprendere subito il suo viaggio, ora verso Pasturo, per avere notizie di Agnese.

INTERPRETAZIONE PERSONALE
(indica di seguito in un testo di almeno 10 righe gli aspetti del testo che ritieni degni di rilevanza e motiva le tue affermazioni)

In questo capitolo, dopo tanto tempo, Renzo e Lucia di incontrano di nuovo. Il brano e caratterizzato per lo più dai loro discorsi, infatti Lucia deve confessare il suo patto con la madonna a Renzo, mentre il giovane(afflitto da tale scoperta) tenta in ogni modo di convincerla a smentire il voto. Il finale di questo capitolo è simile all’addio ai monti, infatti qui Renzo si guarda intorno mentre esce dal Lazzaretto, e fra Cristoforo lo guarda allontanarsi.

Schema capitolo 35 – PROMESSI SPOSI

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ALESSANDRO MANZONI
PROMESSI SPOSI
SCHEDA CAPITOLO n°35

TEMPO
(analizza il rapporto tra tempo della storia e tempo del racconto; quando si svolge la vicenda? Quanto tempo dedica l’autore allo svolgimento della vicenda).

La vicenda si svolge in un giorno
non specificato della fine del mese di agosto del 1630.

SPAZIO
(indica il/i luogo/ghi in cui si svolge la vicenda. ):

La vicenda si svolge interamente negli spazi del Lazzaretto di Milano. Qui i luoghi sono divisi fra le diverse capanne della sezione maschile.

Presenza di descrizioni: (ci sono descrizioni di luoghi specifici: SI – NO? Quante? Descrizione 1,2,3 . Riassumile per iscritto e indicale sul testo)

Nell’intero capitolo è presente la descrizione del Lazzaretto di Milano. Esso è composto da due appezzamenti di terreno separati da una staccio amata discontinua. In una parte sono presenti numerose capanne arredate con materassini e lenzuola poste sul pavimento dedicate agli uomini e hai bambini. Dall’altro lato sono presenti le capanne dedicate alle donne. All’entrata principale del lazzaretto è presente un campanile il quale suona per richiamare i frati.

PERSONAGGI

Indica, in forma di elenco, i personaggi che compaiono (sia quelli che compaiono per la prima volta, sia quelli che si ripresentano.

Renzo
Appestati
Personale del Lazzaretto(infermiere ~ balie ~ frati cappuccini)
Fra Cristoforo

b) Descrivi i personaggi – anche quelli minori se l’autore li caratterizza anche solo brevemente. (ricorda le forme della caratterizzazione: fisica, fisiognomica, psicologica, sociale, culturale/ideologica; caratterizzazione attraverso il nome, attraverso un simbolo o l’ambiente)

Appestati: Manzoni ci rivela Che nel lazzaretto erano presenti più di 600.000 appestati. Tra questi vi erano sia uomini che donne che bambini e lattanti.
Il personale del lazzaretto: il lazzaretto è gestiti dai frati cappuccini. Nelle capanne vi sono svariate infermiere le quali curano e alleviano i dolori degli appestati. Nelle capanne dedicate ai bambini vi sono svariate balie e capre, le prime aiutavano i bambini mentre le capre davano il nutrimento(il latte) ai più piccoli.

c) Descrivi i personaggi che si ripresentano solo se l’autore fornisce ulteriori tratti caratterizzanti che contribuiscono ad inquadrare più precisamente il personaggio.

Fra Cristoforo: dopo tanto temo Renzo incontra di nuovo fra Cristoforo, il quale è visibilmente distrutto. Il portamento curvo e stentato, il viso scarno e smorto, e in tutto si vedeva una natura esausta, una carne rotta e cadente. L’animo valoroso e giovane del Frate, però, non è cambiato, anzi sembra più potente. Non era uscito da Rimini fino a quando venne la peste a Milano. Allora, spinto da suo desiderio di dare la sua vita per il prossimo, andò verso Milano e giunse al Lazzaretto

FIGURE RETORICHE

Sono presenti figure retoriche tra quelle che hai studiato fino ad ora?
Indicale sul testo e riportale di seguito, ANCHE SCHEMATICAMENTE, con la relativa spiegazione.

all’inizio del capitolo è presente un lungo asindeto durante la descrizione.

RIASSUNTO

Nel recinto del Lazzaretto si trovano sedicimila appestati, tra questi c’è anche Renzo. Lo spazio delimitato da un recinto discontinuo che separa le capanne degli uomini da quelle delle donne. ovunque è un brulichio di gente, un continuo movimento di malati, frati e infermiere. Renzo rimane inizialmente sopraffatto da questo spettacolo, muovendosi lungo la via principale, inizia poi la ricerca di Lucia. Le scene che si presentano al suo sguardo sono ovviamente terribili ed infondono tristezza nel suo cuore. Ad aggravare ulteriormente lo stato d’animo del giovane contribuisce anche il cielo cupo e l’aria afosa, che preannunciano una imminente tempesta.
Renzo capisce di trovarsi nel settore degli uomini, smette di controllare ogni capanna e si dedica alla cerca del settore dedicato alle donne. Attirato da belati e da vagiti, il giovane si avvicina ad uno steccato e scopre così l’area dell’ospedale dove i bambini rimasti orfani vengono accuditi da alcune donne con l’aiuto di capre. Dopo essere rimasto per un poco ad osservare lo spettacolo, spinto dalla meraviglia e dalla commozione, Renzo prosegue il suo cammino e vede improvvisamente comparire padre Cristoforo. Il religioso, non appena era giunta nel convento di Rimini la notizia della peste scoppiata a Milano, aveva fatto subito richiesta per poter offrire il suo aiuto, per poter offrire la sua vita per il prossimo. Il conte zio era nel frattempo morto ed il cappuccino non aveva quindi trovato nessun ostacolo al suo ritorno.
Renzo corre incontro a padre Cristoforo e non può fare a meno di accorgersi che l’anziano frate è malato: il viso è scarno, il portamento è stentato; solo il suo sguardo spicca ancora per la sua forza, che è ora anche accresciuta ulteriormente dalla carità. Il giovane annuncia al religioso che Lucia si trova al Lazzaretto e che lui è venuto in quel luogo per ritrovarla. Racconta quindi le vicende della ragazza, tralasciando il voto di castità, e poi anche le sue vicende personali. Il religioso suggerisce al giovane di andare alla chiesa che si trova nel mezzo del Lazzaretto. Padre Felice, il cappuccino incaricato di gestire l’ospedale, radunerà là le poche persone guarite per condurle poi in un altro luogo dove continueranno la quarantena. Se Lucia è guarita, il giovane potrà trovarla in quel gruppo, altrimenti dovrà proseguire la ricerca nel settore delle donne (è in realtà proibito entrarvi, ma non mancano punti d’accesso non controllati). Il religioso consiglia a Renzo di prepararsi anche a ricevere una brutta notizia, ma il giovane, al pensiero di non riuscire a ritrovare Lucia, si accende d’ira ed annuncia di volere in tale caso farsi vendetta uccidendo don Rodrigo. Padre Cristoforo non accetta le parole del ragazzo, soprattutto perché fatte in un tale contesto di morte, sofferenza, ma soprattutto di carità. Rimproverando il giovane, il religioso porta anche ad esempio la sua vicenda personale. Renzo infine annuncia di volere perdonare di cuore Don Rodrigo. Padre Cristoforo accompagna allora il giovane alla capanna in cui si trova l’uomo, ormai in fin di vita e completamente privo di senno. Entrambi si mettono a pregare per lui: don Rodrigo è stato perdonato.
Al terzo tocco della campana che annuncia l’arrivo di padre Felice alla chiesa centrale, Renzo e padre Cristoforo si lasciano con la promessa di rivedersi in seguito, quando il giovane avrà ottenuto informazioni su Lucia.

INTERPRETAZIONE PERSONALE
(indica di seguito in un testo di almeno 10 righe gli aspetti del testo che ritieni degni di rilevanza e motiva le tue affermazioni)

In questo capitolo Manzoni presenta lo spazio del Lazzaretto, il quale è colmo di appestati di qualunque età/sesso. Verso la fine del capitolo vi è un diverbio tra fra Cristoforo e Renzo, il quale ammette di volersi vendicare contro Don Rodrigo (Renzo non conosce la sua situazione) e fra Cristoforo lo sgrida con fare minaccioso ricordandoli che solo Dio può decidere le sorti delle persone. Alla fine del diverbio fra Cristoforo porta Renzo in un capannone dove il giovane riconosce Don Rodrigo, rinchiusi lì da 4 giorni, e, vista la situazione dello spagnolo, decide di perdonarlo.

Schema capitolo 33 – PROMESSI SPOSI

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ALESSANDRO MANZONI
PROMESSI SPOSI
SCHEDA CAPITOLO n°33

TEMPO
(analizza il rapporto tra tempo della storia e tempo del racconto; quando si svolge la vicenda? Quanto tempo dedica l’autore allo svolgimento della vicenda).

La vicenda si svolge negli ultimi giorni del mese di agosto del 1630 e nel flashack la vicenda si svolge dal mese di dicembre del 1628 alla fine del mese di agosto del 1630.
Il capitolo può essere suddiviso in due sequenze narrative, divise da un flashback:
– morte di Rodrigo
– FLASHBACK ~ vicende di Renzo a Bergamo
-Ritorno di Renzo a Pescarenico

SPAZIO
(indica il/i luogo/ghi in cui si svolge la vicenda. ):

la vicenda si svolge nel territorio milanese, più precisamente a casa di don Rodrigo (1 sequenza), a Bergamo (flashback) ed a Pescarenico (2 sequenza)

Presenza di descrizioni: (ci sono descrizioni di luoghi specifici: SI – NO? Quante? Descrizione 1,2,3 . Riassumile per iscritto e indicale sul testo)

Nel capitolo non sono presenti descrizioni di luoghi specifici.

PERSONAGGI

Indica, in forma di elenco, i personaggi che compaiono (sia quelli che compaiono per la prima volta, sia quelli che si ripresentano.

Don Rodrigo
Conte Attilio
Il Griso
I monatti
Renzo
Bottolo
Tonio
Un vecchio amico di Renzo (di cui non conosciamo il nome)
Don Abbondio
Fra Cristoforo

b) Descrivi i personaggi – anche quelli minori se l’autore li caratterizza anche solo brevemente. (ricorda le forme della caratterizzazione: fisica, fisiognomica, psicologica, sociale, culturale/ideologica; caratterizzazione attraverso il nome, attraverso un simbolo o l’ambiente)

Vecchio amico di Renzo: quando Renzo torna a Pescarenico scopre che la sua casa è stata saccheggiata dia monatti, allora trova rifugio da un suo vecchio conoscente, il cui nome non è riportato.

c) Descrivi i personaggi che si ripresentano solo se l’autore fornisce ulteriori tratti caratterizzanti che contribuiscono ad inquadrare più precisamente il personaggio.

Il Griso: ~>Abominevole griso<~ Manzoni attribuisce un aggettivo tanto negativo al Griso perché non solo tradisce il suo padrone, ma ruba pure i suoi averi. Infatti muore il giorno dopo di peste.
Il conte Attilio è morto pochi giorni prima di peste
Bortolo: il cugino di Renzo che lo ospita a Bergamo. Nella vicenda appare come spalla di Renzo, infatti grazie a Bortolo Renzo riesce a salvarsi dalla peste, a non finire a fare il militare, diventa un buon lavoratore e infine prende la decisione dei tornare a casa.

FIGURE RETORICHE

Sono presenti figure retoriche tra quelle che hai studiato fino ad ora?
Indicale sul testo e riportale di seguito, ANCHE SCHEMATICAMENTE, con la relativa spiegazione.

-similitudine
-climax ascendente
-prolessi
-reticenza

RIASSUNTO

Una notte, verso la fine d’agosto, Don Rodrigo inizia ad avvertire uno strano malessere mentre sta tornando a casa dal funerale del conte Attilio, morto due giorni prima di peste. Arrivato a casa, viene accompagnato subito nella camera da letto dal Griso, uno dei pochi servitori rimasti ancora vivi, e dopo un lungo rigirarsi nel letto riesce finalmente ad addormentarsi. Il sogno è per lui terribile: Don Rodrigo si trova in una chiesa in mezzo ad una fitta folla di appestati che si accalcano intorno a lui urtandolo in particolare al fianco sinistro, tra il cuore e l’ascella, dove l’uomo sente una violenta fitta; al pulpito della chiesa compare infine fra Cristoforo e punta il dito verso Rodrigo, come aveva fatto in precedenza, e lo minaccia di morte. Don Rodrigo si sveglia urlando, si guarda il fianco sinistro e scopre di avere un bubbone: è malato di peste. Terrorizzato non solo dalla morte ma anche dall’idea di essere condotto dai monatti al Lazzaretto, l’uomo chiama il Griso (che si accorge velocemente della situazione) e gli ordina di andare a chiedere soccorso ad un medico, noto perché nascondeva gli appestati. Il bravo si prende carico della missione ma tradisce il padrone, liberando la casa dagli altri servitori con falsi incarichi e andando a chiamare lui stesso i monatti, per dividere con loro il tesoro di Don Rodrigo. Mentre il tiranno viene portato al Lazzaretto, il Griso fruga tra gli averi del padrone e spinto dalla cupidigia non esita anche a toccarne i vestiti infetti: morirà il giorno dopo di peste.

Tornando a parlare di Renzo, iniziata la guerra tra la repubblica Veneta e la Spagna, e cessato quindi ogni timore di ricerche, il giovane era tornato nel paese di Bortolo. Più volte, Renzo, era stato sul punto di arruolarsi nell’esercito, ma grazie alle parole del cugino aveva poi sempre abbandonato l’idea. Giunta la peste anche nel bergamasco, Renzo si era anche lui ammalato ma era infine riuscito a guarire.
Ritornato ora in salute, il giovane decide di tornare al suo paese per accertarsi della condizione di Agnese, e di raggiungere poi Milano, dove sa che si trova Lucia, per convincere la ragazza ad abbandonare il voto. Il ritorno a casa riempie di tristezza Renzo. Per strada incontra Tonio e lo scambia inizialmente per il fratello Gervasio, tanto è istupidito dalla peste. Incontra poi anche Don Abbondio, anche lui guarito dalla peste, che lo informa del fatto che Agnese si trova a Pasturo in Valsassina dai suoi parenti, che Lucia si trova ancora a Milano, che anche Don Rodrigo si trova a Milano, che Perpetua è morta e che padre Cristoforo non ha fatto ancora ritorno. Sapute le intenzioni del giovane, il religioso tenta inutilmente di convincerlo a fare ritorno nel territorio di Bergamo, per evitare che vada a cacciarsi nei guai e soprattutto, con il solito egoismo, per evitare che ne crei a lui stesso. Renzo fa poi visita alla sua vigna ed alla sua abitazione e trova solo degrado e distruzione. Si reca infine alla casa di un suo vecchio amico, da quale riceve ospitalità. Durante la cena, mentre i due si scambiano informazioni, il giovane viene a conoscenza del casato di Don Ferrante e viene anche a sapere che il podestà e buona parte degli sbirri sono morti: si convince così di andare direttamente a Milano, senza nessun timore della giustizia.
Il giorno dopo Renzo riprende il suo viaggio. Prima di arrivare a Milano si ferma in una bottega di Monza ed acquista due pani da tenere in tasca in caso di necessità.

INTERPRETAZIONE PERSONALE
(indica di seguito in un testo di almeno 10 righe gli aspetti del testo che ritieni degni di rilevanza e motiva le tue affermazioni)

In questo capitolo Manzoni torna alla narrazione del suo racconto, infatti ritornano i SUOI personaggi.
In questo capitolo di contrappongono due vicende:
La morte di don Rodrigo
Il ritorno di Renzo
Questi due personaggi sono paralleli, infatti⏬

La vigna di Renzo è un passo famoso di tale capitolo, non tanto per l’estetica, ma per l’importanza della vicenda nella lettura. La vigna rappresenterebbe la natura segnata da una condanna originaria che confluisce nel disordine non appena si allenta il controllo su di essa.
Ad un’analisi più attenta del testo, la pagina della vigna rivela alcuni reperti biografici, ed esempio la passione botanica del Manzoni e la tendenza alla razionalizzazione dei fatti e alla loro classificazione.

Schema capitolo 32 – PROMESSI SPOSI

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ALESSANDRO MANZONI
PROMESSI SPOSI
SCHEDA CAPITOLO n°32

TEMPO
(analizza il rapporto tra tempo della storia e tempo del racconto; quando si svolge la vicenda? Quanto tempo dedica l’autore allo svolgimento della vicenda).

La vicenda si svolge nel mese di Maggio del 1630. Il TR si rallenta per la presenza di un flashback che Manzoni utilizza per spiegare la reazione della popolazione e delle autorità Milanesi alla diffusione delle Peste.

SPAZIO
(indica il/i luogo/ghi in cui si svolge la vicenda. ):

La vicenda si svolge nel territorio Milanese, specialmente a Milano

Presenza di descrizioni: (ci sono descrizioni di luoghi specifici: SI – NO? Quante? Descrizione 1,2,3 . Riassumile per iscritto e indicale sul testo)

Nel capitolo non sono presenti descrizioni di luoghi specifici.

PERSONAGGI

Indica, in forma di elenco, i personaggi che compaiono (sia quelli che compaiono per la prima volta, sia quelli che si ripresentano.

Popolazione Milanese
Tribunale della salute
Monatti ~ Apparitori ~ Commissari (dipendenti del Lazzaretto)
Federico Borromeo
Antonio Ferrer
Untori

b) Descrivi i personaggi – anche quelli minori se l’autore li caratterizza anche solo brevemente. (ricorda le forme della caratterizzazione: fisica, fisiognomica, psicologica, sociale, culturale/ideologica; caratterizzazione attraverso il nome, attraverso un simbolo o l’ambiente)

I Monatti si occupavano del ‘raccoglimento’ dei cadaveri nelle case, e per le strade, per poi sotterrarli o bruciarli;

gli Apparitori precedevano i carri e si caratterizzavano per il loro campanello, con il quale avvertivano l’arrivo del loro carro ai popolari

Commissari erano i capi del Tribunale della Salute.

Untori : la popolazione comincia a creare teoria inimmaginabili, secondo le quali alcune persone andavano per la città a spargere unguenti e polveri malefiche, causanti la peste.

c) Descrivi i personaggi che si ripresentano solo se l’autore fornisce ulteriori tratti caratterizzanti che contribuiscono ad inquadrare più precisamente il personaggio.

Il Tribunale della Salute, con i suoi ‘addetti’, dimostra grande inefficienza e stupidità, poiché interviene molto lentamente nell’aiutare gli appestati e nello scoprire l’origine della pandemia.

FIGURE RETORICHE

Sono presenti figure retoriche tra quelle che hai studiato fino ad ora?
Indicale sul testo e riportale di seguito, ANCHE SCHEMATICAMENTE, con la relativa spiegazione.

– Climax: (ascendente), “la gelosia diveniva facilmente certezza, la certezza furore”

RIASSUNTO

Tra carestia, guerra e peste, la spesa pubblica divenne insostenibile. Venne chiesto l’intervento del governatore Spinola, ma costui, impegnato nella guerra di successione al ducato di Mantova e del Monferrato (che dopo tante morti si risolverà con il riconoscimento del successore legittimo, Carlo Gonzaga), in tutta risposta trasferì la propria autorità al cancelliere Ferrer, lavandosene quindi di fatto le mani. Contemporaneamente venne chiesto al cardinale Federigo Borromeo di portare in processione lungo le vie della città la salma di San Carlo. Il religioso rispose con un rifiuto sostenendo che il radunarsi di tante persone avrebbe favorito il contagio, esistessero realmente o meno gli untori. L’esistenza di tali individui divenne invece sempre più una certezza per il resto del popolo, spinto dal desiderio inconscio di sfogare la propria ira su qualcosa di materiale. Si parlò di veleni e malefici, e coloro che erano sospettati di essere untori venivano aggradati rabbiosamente ed a volte linciati. Anche il popolo iniziò a chiedere a gran voce che la processione si facesse ed il cardinale infine acconsentì. Il tribunale della sanità ordinò alcune precauzioni, ma già il giorno seguente alla festa religiosa, che si tenne l’11 di Giugno, il numero di morti crebbe in modo repentino. Si disse che lungo le strade erano state sparse dagli untori delle polveri velenose, la processione aveva quindi favorito il contagio.
Nel Lazzaretto si arrivò ad avere fino a sedicimila ospiti, la mortalità giornaliera superò quota tremila e la popolazione milanese si ridusse di due terzi. Il numero di cadaveri continuò ad aumentare e non si riuscì più a stare dietro alle sepolture. La fossa vicino al Lazzaretto era inoltre ormai colma di morti. Ancora una volta venne chiesto l’aiuto dei frati cappuccini e nel giro di quattro giorni, con la realizzazione di altre tre fosse comuni, il problema venne risolto. Grazie alla carità di alcuni privati le spese pubbliche più urgenti poterono essere sostenute; la carenze di organico vennero invece colmate da ecclesiastici. Non mancò comunque anche chi approfittò della situazione per trarne vantaggio: i monatti, incaricati di portar via su carri i cadaveri e di sotterrarli, e gli appartieni, incaricati di avvertire del passaggio dei carri, rimasti senza chi li controllasse, iniziarono a dedicarsi al saccheggio ed all’estorsione. Anche la pubblica sicurezza non mancò di distinguersi nel compiere ecclesiastici atti perversi.
Il peggioramento della situazione contribuì a dare nuova forza alla paura della popolazione nei confronti degli untori, fino a farla divenire vera e propria pazzia. Dietro alle azioni degli untori iniziò ad essere vista la mano del diavolo, la gente iniziò a dubitare dei loro stessi parenti, iniziarono a diffondersi storie deliranti e si arrivò anche ad attribuire la causa della peste al passaggio di una cometa. Il delirio iniziò a coinvolgere gli stessi medici che fin dal principio aveva combattuto da soli contro la pubblica ignoranza. Lo stesso cardinale Federigo Borromeo non escluse l’esistenza di untori e di ungenti velenosi. I pochi che riuscirono fino all’ultimo a mantenersi lucidi ed a ragionare, tanto da ritenere assurde le opinioni popolari, non vollero però ovviamente esporsi per prudenza. I magistrati, confusi e ridotti in numero ogni giorno di più, si dedicarono quasi solo alla ricerca degli untori: numerosi furono i processi ed altrettanto numerose le condanne di innocenti, accusati di aver propagato la peste.

INTERPRETAZIONE PERSONALE
(indica di seguito in un testo di almeno 10 righe gli aspetti del testo che ritieni degni di rilevanza e motiva le tue affermazioni)

Nei due capitolo 31-32 Manzoni descrive la situazione di Milano prima e durante la peste. Ci informa, in modo parzialmente oggettiva, la reazione del popolo e delle autorità Milanesi. Nelle ultime righe Manzoni afferma che, per quanto non lo si voglia ammettere, anche Borromeo credeva alle storie sugli untori, vittima delle credenze popolari della sua era.
“Milano” interpreta in tre modi diversi l’affermarsi della peste:
Il popolo ha visioni di entità demoniache
2) I Dotti, che creano spiegazioni pseudo-scientifiche della pestilenza, cercano informazioni su veleni, malie etc…, e si affidano all’incredulità
3) I Medici che si convincono che la peste sia colpa degli untori.

Riassunto capitolo 31 – PROMESSI SPOSI

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Riassunto capitolo 31
PROMESSI SPOSI

All’inizi Manzoni afferma di scrivere tale capitolo al solo fine di raccontare la reazione di Milano all’arrivo della peste. Come temuto, i soldati imperiali, portarono la peste nel territorio milanese, che in poco tempo infetto gran parte dell’Italia. Furono molti gli errori umani che contribuirono all’espansione incontrollata della malattia, soprattutto i lunghi tempi per la propaganda degli avvisi affinché la popolazione fosse a conoscenza dell’infezione così da prendere.
In breve diverse persone si ammalarono e morirono di mali violenti, sconosciuti alla maggior parte delle persone; erano infatti pochi a ricordarsi ancora della peste di San Carlo (chiamata con il nome del santo grazie al quale, si pensava, la peste finì). Il tribunale della sanità mandò due diverse commissioni ad indagare sui casi sospetti che iniziarono a verificarsi nella provincia: la prima diede parere negativo (fu suggestionata dalle voci che circolavano), la seconda commissione confermò invece i sospetti e il tribunale della sanità chiese il 30 di Ottobre l’isolamento della città di Milano per evitare il contagio. Il nuovo governatore, Ambrogio Spinola, succeduto a Don Gonzalo, non solo trascurò la richiesta, occupato dai pensieri della guerra, ma ordinò anche pubbliche feste per la nascita del primogenito del re Filippo VI. Questo diede la possibilità all’infezione di colpire anche la città di Milano. A sorprendere maggiormente è però il fatto che la stessa popolazione di Milano trascurò le notizie provenienti dai paesi limitrofi: le morti venivano attribuite all’aria della palude o altro, ma non veniva mai nominata la Peste.
La grida che doveva eseguire l’isolamento della città venne pubblicata solo il 29 di Novembre: ma la peste era ormai entrata in città attraverso un soldato italiano al servizio della Spagna, giunto a Milano con vestiti rubati o comprati da soldati nemici. In breve tempo morì il militare e morirono le persone che erano venute in contatto con lui e con le sue cose. Vennero date indicazioni perché tutti gli oggetti contaminati venissero bruciati o isolati, ma le leggi non furono efficaci e comparvero focolai in ogni parte della città. I casi erano però ancora isolati ed i decessi continuarono ad essere attribuiti ad altre cause. Una volta accertato un caso di peste, il tribunale della sanità faceva bruciare oggetti, sequestrare la casa e mandare l’intera famiglia al Lazzaretto. Per queste opere nascono tre figure importanti:
MONATTI~Incaricato ad andare nelle case dei morti per peste o presunti appestati per portarli al Lazzaretto

(Dopo la casa che rimane sola derubano tutto e lo rivendono)
APPARITORI~Persone che (con un campanello) allontanava le persone quando doveva passare il Carro con gli appestati (alcuni andavano al lazzaretto.. Altri nelle fosse comuni)
COMMISSARI~Capi del ministero di salute, che dovevano guidare tutto il lavoro, anche se non eseguono il loro lavoro bene.
Non fu quindi difficile suscitare l’odio del popolo e trovare ostacoli al proprio operato. I medici vennero accusati di voler speculare sul pubblico spavento e non furono rari i casi di aggressione.
Sul finire del mese di Marzo le morti iniziarono a diventare frequenti e fu difficile nascondere la verità. Per non dover ammettere la propria ignoranza ed i propri errori, non si parlò però ancora di peste ma di febbre pestilenziale. I magistrati iniziarono comunque a dare maggior ascolto alle richieste della sanità. La popolazione del Lazzaretto crebbe di giorno in giorno nonostante le numerose morti giornaliere, e la sua gestione iniziò ad essere difficoltosa; venne così deciso di affidarne il governo ai frati cappuccini, che si distinsero ancora un volta per il loro senso di carità e sacrificio. Anche tra il popolo iniziò a vacillare il voler negare a tutti i costi l’esistenza della peste, ma la reale causa del contagio non venne comunque accettata: per la gente l’origine del male erano veleni contagiosi, operazioni diaboliche e malefici, sparsi dai “untori” (persone che andavano in giro per la città a lasciare unguenti infetti, al fine di infettare i milanesi). A contribuire al pensiero comune fu uno scherzo sciocco portato a termine da sconosciuti: in ogni parte della città comparvero improvvisamente macchie di sudiciume giallognole e biancastre. Scoppiò il panico, ogni persona sospetta era un possibile untore, così cominciano le aggressioni pubbliche.
Nonostante le continue morti, non tutti erano ancora persuasi che si trattasse effettivamente di peste. Per togliere ogni dubbio, per convincere il popolo, spaventarlo e farsi dare ascolto, il tribunale della sanità approfittò di una festa religiosa per trasportare in mezzo alla folla, in bella mostra, i corpi di un’intera famiglia appena morta, con segni evidenti della malattia. Si trattava finalmente per tutti di PESTE.

Riassunto capitolo 24 – PROMESSI SPOSI

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Riassunto capitolo 24
PROMESSI SPOSI

Lucia si è da poco svegliata dopo la pesante serata, quando l’Innominato bussa alla porta della stanza dove è tenuta prigioniera, fa uscire la vecchia e fa subito entrare una donna e don Abbondio. La ragazza, superato il primo momento di agitazione derivante da quell’improvviso cambiamento, si tranquillizza alla vista di un viso conosciuto e del comportamento gentile e sincero della nuova compagna; si convince subito che sia stata la Madonna, ascoltate le sue preghiere, a venirle in aiuto. L’Innominato entra quindi nella stanza. Lucia non può nascondere un primo sentimento di ribrezzo, ma, incoraggiata dalle altre due persone, gli concede poco dopo il perdono chiedendo per lui la misericordia di Dio. La giovane viene infine fatta salire sulla lettiga e tutti e quattro fanno ritorno al paese. Durante il viaggio Lucia viene confortata dalla donna, che le racconta della conversione del tiranno (l’identità del carceriere lascia la giovane profondamente meravigliata e le fa gridare al miracolo) e le anticipa che potrà rivedere a breve la madre Agnese. Il viaggio di ritorno non è per don Abbondio più piacevole di quello dell’andata, infatti è tormentato dalla paura, la scena è guidata dai suoi lamenti.
Arrivati in paese, il sacerdote riparte immediatamente per fare ritorno a casa, deciso a raccontare la storia a Perpetua, lasciando che sia poi lei, con le sue chiacchiere, a convincere gli altri della sua estraneità ai fatti. Lucia viene invece condotta alla casa della donna, che inizia quindi a preparare qualcosa da mangiare. La ragazza, mettendo casualmente mano alla corona posta intorno al collo a sigillo del voto di castità fatto la sera precedente, si ricorda improvvisamente della promessa fatta alla Madonna; inizialmente si pente ma rinnega poco dopo il pentimento, ripensando alle condizioni che avevano portato al voto, e rinnova così infine la promessa. Ritornano nel frattempo a casa il marito sarto ed i tre figli della donna. L’uomo accoglie calorosamente Lucia e la accompagna a tavola per mangiare insieme a loro. Durante il pranzo l’uomo, amante della lettura, racconta animosamente e con commozione la predica del cardinale, interrotto di tanto in tanto dai figli che, con innocenza, tendono invece a smorzare la straordinarietà della situazione vissuta.
Intanto Agnese è ormai vicina al paese dove si trova Lucia. Durante il viaggio la donna incontra don Abbondio. Il religioso prima la rassicura sulle condizioni di Lucia, e dopo le chiede di non accennare al suo rifiuto di celebrare il matrimonio. Giunta alla casa del sarto, Agnese può finalmente riabbracciare la figlia e le due donne si aggiornano a vicenda sugli ultimi avvenimenti. Spinta dalla vergogna, la ragazza non fa però nessuna menzione del suo voto di castità.
Il cardinale Federigo, dopo aver pranzato anche in compagnia dell’Innominato ed aver tenuto con l’uomo un ulteriore colloquio, decide di fare visita alla casa del sarto e vi si reca insieme al parroco del paese. Agnese racconta al religioso tutti gli avvenimenti senza menzionare il tentativo di matrimonio a sorpresa, che viene però subito reso noto da Lucia. Federigo si annota anche il nome di Renzo Tramaglino promettendo di interessarsi del suo caso, ringrazia di persona la padrona di casa ed il marito (che per ringraziarlo decide di pagarli tutti i debiti che la città ha con lui) e lascia la casa.
Tornando a parlare dell’Innominato, l’uomo, tornato al proprio castello in sella alla mula, e chiama intorno a sè tutti i suoi bravi e servitori, ed annuncia loro la sua conversione e quindi decisione di cambiare stile di vita. L’Innominato ordina ai suoi uomini di abbandonare le azioni malvagie intraprese a suo nome e detta quindi le nuove condizioni per poter rimanere con lui nel castello, dando loro tutta la notte per decidere. Infine, raggiunta la propria camera, l’uomo prega ai piedi del letto e si addormenta poco dopo.